la tecnica del

KOAN

“Chi sono io ; Chi c’è dentro?” 

I koan esistenziali offrono la possibilità di avere l’esperienza diretta della nostra Vera natura, nel momento presente.
Un lampo di illuminazione, il “satori” dello Zen.

È una pratica di meditazione radicale, diretta e trasformativa.

Si lavora a coppie, in uno spazio protetto e neutrale. 
Il suono del gong scandisce i tempi e l’alternanza tra la fase di comunicazione e quella di ascolto.
Guardandosi negli occhi si da il koan al proprio partner e ci si apre, in silenzio, all’ascolto della sua esplorazione.
Ad ogni rintocco del gong si ringrazia e si invertono le parti fino al termine della sessione, solitamente di 40 minuti.

I QUATTRO PASSI

1º – Direzione
guardare dentro

Prima di tutto è necessario portare l’attenzione all’internoAbitualmente tendiamo a portarla verso gli oggetti esterni, come lo schermo del telefono o queste parole che stai leggendo, ma l’esplorazione diventa meditazione solo quando è il soggetto ad essere osservato.

Puoi aiutarti cominciando dalle sensazioni corporee, ad esempio portando l’attenzione al respiro, al peso del corpo o al senso di verticalità della colonna vertebrale.

2º – Intenzione 
l’energia vitale

L’intenzione è qualcosa di più profondo della forza di volontà, è l’energia che mettiamo a disposizione del processo, una qualità dell’essere che si muove costantemente verso se stessa. 
Nel quotidiano si manifesta attraverso il desiderio di conoscersi, scoprirsi, di meditare.

Mettila semplicemente a fuoco, non c’è bisogno di fare altro. 
Sostenuta dalla direzione ti porterà verso un senso di intimità con te stesso. 

3º – Apertura 
dire si alla vita

Qualunque cosa accada nel momento presente (e momento dopo momento), durante l’esplorazione datti il permesso di sentirla, di viverla! Anche se non la capisci, non ha senso o non ti piace. Questa è la chiave della trasformazione. Abitualmente sprechiamo moltissima energia nel rifiutare parti di noi stessi per poi relegarle nel inconscio dove diventano un peso da portarsi dietro. 

Il terzo passo ci sostiene facendo emergere tutte queste scorie in modo da liberarcene e allo stesso modo fa emergere risorse inconsce. 

Puoi provare a portare attenzione all’effetto che ha il rifiuto di un’esperienza (negativa o positiva) che emerge durante la pratica, quali tensioni agisce sul corpo, quali emozioni sono collegate, quali modi di pensare. Così quando iniziano a manifestarsi questi “schemi di difesa” saprai che c’è qualcosa di sconosciuto che puoi esplorare e portare a galla.

4º – Comunicazione 
portare alla luce

L’ultimo passo è quello che ci permette di portare a termine la trasformazione, mentre l’esperienza avviene, comunicarla a voce alta la porta ad un livello cognitivo più consapevole. Nuove risorse tornano disponibili e le scorie vengono scaricate. Comunicando, inoltre, te ne prendi la responsabilità ed è solo prendendoti la responsabilità della tua vita che puoi tornare ad esserne il padrone. 

Comunicazione non è solo usare le parole, è esprimere emozioni, muovere il corpo, è la luce che hai negli occhi. 

Datti il permesso di vivere mentre ti comunichi ed il koan farà il resto.

torna alla lista